Aumento IVA: “inevitabile” per la Corte dei Conti

Diventa sempre più realistica la possibilità di un aumento delle aliquote IVA fra il 2017 e il 2018. La Corte dei Conti, allo stato attuale dei fatti, lo ritiene un intervento inevitabile. Vediamo insieme nel dettaglio

Aumento IVA: "inevitabile" per la Corte dei Conti
 

Il fatidico aumento IVA annunciato per il 2017 e il 2018, sembra ormai inevitabile: questo il parere espresso dalla Corte dei Conti nel rapporto annuale sul coordinamento di finanza pubblica, dove si parla di un incremento già programmato, la cui effettiva entrata in vigore non necessità di alcuna ulteriore disposizione legislativa.

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Aumento IVA: lo stato attuale dei fatti

Le numerose agevolazioni ed esenzioni fiscali recentemente introdotte a livello governativo, oltre a trasformare l’Italia nella seconda nazione al mondo per erosione della base imponibile, hanno anche limitato al massimo le possibilità di manovra della nostra politica fiscale.

Problematiche considerate nella Legge di Stabilità 2016, dove è stato ipotizzato un aumento dell’IVA di 2 punti percentuali nel 2017 (dal 22 al 24%) e di un ulteriore punto nel 2018 (dal 24 al 25%): per fare in modo che gli scatti dell’imposta sul valore aggiunto non vengano confermati, bisogna conseguire i risultati di bilancio annessi al recupero dell’evasione.

Per la Corte dei Conti, i punti critici derivano da:

  • previsione di crescita minore rispetto alle attese (la disoccupazione è scesa di quasi un punto percentuale e le persone occupate sono circa 230.000 in più rispetto al 2015, ma tali miglioramenti dipendono dagli sgravi fiscali introdotti l’anno scorso e prorogati nel 2016: se le previsioni di crescita non fossero confermate, porterebbero ad un rapporto tra il debito e il PIL maggiore di quello del benchmark);
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  • troppe agevolazioni fiscali (si stima che l’ingente numero di agevolazioni proposte ha portato al Paese una perdita di entrate pari a 313 miliardi di euro);
  • scarsi risultati nel risparmio sulla sanità (i tentativi di spending review in tale settore hanno indisposto i medici e ridotto la qualità dei servizi).

Anche se, a detta della Corte dei Conti, il mantenimento delle attuali aliquote IVA imporrebbe necessariamente un netto e profondo taglio delle spese fiscali, il Governo sostiene a gran voce di volersi concentrare piuttosto sulla ricerca di soluzioni alternative atte a migliorare la situazione senza gravare ulteriormente sulla popolazione.

Secondo il Ministro dell’economia e delle finanze Pier Carlo Padoan, già nei prossimi mesi dovrebbe essere definita una manovra correttiva (che non cancellerà i tagli fiscali offerti dallo Stato a famiglie e imprese) per eliminare in modo definitivo l’aumento IVA previsto dalle clausole di salvaguardia.

Proposta (da attuare nel 2016 e da inserire nella Legge di Stabilità 2017 o alla quale dedicare una manovra a se stante) incentrata su un riordino delle aliquote e sulla lotta all’evasione attraverso la digitalizzazione delle transazioni business, che consenta di migliorare le prospettive di crescita del PIL, sostenendo a dovere l’intero comparto delle finanze pubbliche.

Nonostante per il 2017 le stime sulla stessa crescita del PIL si siano ridotte passando dall’1,6% all’1,2%, il Governo afferma di puntare comunque molto su questa tematica perché le politiche di stimolo dell’attività produttiva sosterranno ulteriori tassi di crescita, portando un +1,4% nel 2017, un +1,5% nel 2018 e un +1,4% nel 2019.

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Aumento IVA: effetti per la popolazione

Certo lo Stato dimostra (almeno a parole) di fare tutto il possibile per evitare la crescita delle aliquote IVA, ma se il suo intervento dovesse dimostrarsi fallimentare, quanto spenderebbero in più gli italiani? In linea generica si stima che l’aumento dell’IVA costerebbe a ogni singola famiglia almeno:

  • 414 euro nel 2017;
  • e 508 euro nel 2018 (con annesso incremento dell’inflazione pari al’1,72%).

Dati poco confortanti sui quali, però, la Corte invita a riflettere: anche se questa manovra sembra danneggiare ulteriormente l’economia nazionale, nella realtà dei fatti può portare una minore sperequazione rispetto alla attuali misure fiscali, andando a interessare la globalità dei cittadini, invece che (come avviene adesso) solo certe categorie di contribuenti.

Nasco a Milano nel 1985 e il primo ricordo di scuola è il quaderno coi temi d’italiano che ancora conservo. Frequento il liceo artistico a Padova, ma passo intere giornate a scrivere racconti sugli ...

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