Nel percorso per diventare imprenditori la paura di fallire diventa naturalmente un’inseparabile compagna. I timori sono tanti, dal perdere i clienti più importanti al restare a corto di capitale. Per un imprenditore, il coraggio non corrisponde all’assenza di paura, ma alla capacità di perseverare nonostante la paura.
Persino il successo può diventare motivo di paura, perché più un’azienda cresce e più si espone, sia in termini di reputazione che per quanto riguarda la tutela dei propri dipendenti.
Il motto delle lean startup è “fallisci presto, impara in fretta”, ma in realtà nessuno si augurerebbe mai di fallire. Non è un caso che sia proprio la paura del fallimento, e soprattutto delle responsabilità che ne deriverebbe nei confronti di finanziatori, mentori, soci, colleghi e dipendenti – senza dimenticare il terrore di venire messi pubblicamente alla gogna e bollati a vita – il primo motivo per cui tanti aspiranti imprenditori rinunciano ancora prima di iniziare.
Eppure, come spesso accade, non tutto è solo bianco o solo nero. La paura, infatti, può inibire, ma può anche diventare fonte di motivazione. Anziché bloccare qualunque velleità imprenditoriale, può infatti anche essere un potente stimolo a battersi per il successo.
Una ricerca condotta dall’università di Harvard su 65 imprenditori tra Regno Unito e Canada, intitolata A reconceptualization of fear of failure in entrepeneurship, ha definito la paura del fallimento come una reazione cognitiva ed emotiva temporanea a una minaccia per il successo potenziale.
La ricerca ha identificato 7 fonti di paura, tutte condivise sia tra imprenditori già avviati che tra aspiranti tali o principianti.
- Sicurezza finanziaria
- Capacità di finanziare l’impresa
- Capacità personale/autostima
- Potenziale dell’idea
- Minaccia per la stima sociale
- Capacità esecutiva/operativa dell’azienda
- Costi di opportunità
Queste paure non nascono tutte allo stesso modo, ed è importante considerare quale ne sia l’origine. Secondo la ricerca, le preoccupazioni che riguardano costi di opportunità, sicurezza finanziaria personale, o la capacità di reperire fonti di finanziamento sono tutte positivamente associate alla determinazione dell’imprenditore nel raggiungere i propri obiettivi.
Di conseguenza, se l’imprenditore ha riflettuto sulla scelta che ha compiuto per condurre la propria impresa, e di come questa abbia necessariamente comportato la rinuncia ad altre opportunità, sia in campo professionale che in ambito personale, sarà più motivato a perseguire il successo del suo business.
Reazioni simili sono state riscontrate anche nel caso di preoccupazioni finanziarie, sia per quanto riguarda la sicurezza economica personale che per la capacità di ottenere fondi. Anziché inibire il comportamento, queste fonti di paura hanno spinto ad intensificare gli sforzi per raggiungere il traguardo prefissato.
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Viceversa, quando un imprenditore è spaventato dalla possibilità che la sua idea imprenditoriale non sia valida o che non abbia la capacità di realizzarla tende a reagire negativamente ed in modo meno proattivo. La capacità decisionale risulta inibita, perché qualunque decisione viene vista come potenzialmente sbagliata.
La paura di fallire può anche portare l’imprenditore a modificare radicalmente il proprio obiettivo iniziale. C’è quindi chi sarà tentato di virare su obiettivi meno ambiziosi, e chi invece si lancerà a capofitto verso traguardi arditi se non addirittura virtualmente impossibili. In questo secondo caso, per lo meno, la possibilità del fallimento viene razionalizzata e concepita come possibile, facendo così meno paura. Resta comunque il fatto che la paura sia in grado di compromettere seriamente la personale percezione degli obiettivi.
Un altro risultato evidenziato dalla ricerca è la tendenza a intensificare gli sforzi per raggiungere determinati obiettivi a scapito di altre attività, molto spesso con la consapevolezza che la strada per giungere al traguardo sarà particolarmente irta di insidie. Le conseguenze meno auspicabili per chi decide di intraprendere un tale percorso possono portare, ad esempio, a compiere investimenti azzardati in quella che potrebbe alla fine rivelarsi una pessima idea.
Come deve reagire un imprenditore alla paura di fallire?
Lo studio di Harvard offre quattro strategie in grado di aiutare gli imprenditori a sfruttare in modo positivo le proprie paure.
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Auto-monitoraggio e controllo emotivo
L’intelligenza emotiva implica la l’accettazione e la gestione consapevole delle nostre emozioni, e la capacità di controllare la loro influenza sul nostro pensiero e sul nostro comportamento.
“Se sono giù di morale e analizzo i miei progetti, vedo solo i lati negativi e gli ostacoli per portarli a termine. Ho imparato a capire che questo atteggiamento negativo non è riferito ai progetti in sé, ma alle mie emozioni”
ha ad esempio detto uno degli intervistati.
L’auto-consapevolezza emotiva è una capacità che può essere appresa, e che permette di riconoscere i sintomi delle emozioni che stanno per influenzare la propria coscienza attraverso sensazioni e stati di umore, anticipandone quindi l’impatto sulla razionalità e arginando i loro effetti sulle decisioni e sulle azioni.
Sviluppare l’auto-consapevolezza può essere di grande aiuto per limitare l’influenza delle emozioni negative quando si fissano degli obiettivi o si devono prendere delle decisioni.
Problem solving
Andare proattivamente alla ricerca dei punti deboli e delle cose che non vanno – o potrebbero non funzionare – nel proprio business e pensare ai modi con cui migliorare la situazione o affrontare una eventuale crisi – in poche parole, come “metterci una pezza” – è un modo estremamente efficace per ridimensionare la paura di fallire.
L’intuizione è una potente fonte di informazioni, e la conoscenza implicita e l’istinto favoriscono un rapido ed efficace processo decisionale. Questi istinti sono più spesso associati a emozioni che a specifici pensieri razionali. Sentimenti di paura scatenati, ad esempio, dalle preoccupazioni riguardo il potenziale dell’idea, possono essere interpretati come un campanello di allarme che segnala che forse l’idea ha bisogno di essere analizzata e sviluppata ancora un po’. Questi segnali emozionali, se non vengono ignorati o repressi, ma invece trattati come qualcosa che ci avverte di un pericolo, possono aiutare l’imprenditore ad individuare e tappare eventuali falle nella sua idea e nel progetto di business.
Contrastare in modo proattivo i sensi di paura con un approccio di problem-solving riduce sensibilmente la paura stessa. Tuttavia, lo studio ha anche dimostrato che la capacità di problem-solving può venire inibita nel caso in cui la paura di fallire derivi da dubbi e insicurezze riguardo alla validità dell’idea di business. Ciò significa che scegliere deliberatamente un approccio orientato all’azione, superando la tentazione di reprimere o ignorare il problema, può fare davvero la differenza. Certo, non si può pretendere di risolvere tutti i problemi ed eliminare ogni singolo punto debole. Si rischierebbe di cadere in una spirale di eccesso di perfezionismo, situazione potenzialmente pericolosa per qualunque imprenditore.
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Apprendimento e quindi formazione
Apprendimento e conoscenza sono dei potenti alleati per sconfiggere la paura di fallire. Questo vale sia per le competenze fondamentali, ad esempio le abilità di programmazione nel caso di uno sviluppatore di software in cerca di finanziamenti, sia per il costante aggiornamento necessario a restare al passo con l’evoluzione del proprio campo di attività.
Questo concetto vale anche in campi più tradizionali, ad esempio nel mercato della termoidraulica, un imprenditore che guida una ditta di impiantistica riservando del tempo alla formazione personale e dei dipendenti potrà garantire maggiori possibilità di successo al suo business scoprendo ad esempio nuovi servizi, tecniche, materiali e mercati.
Partecipare a corsi di aggiornamento o di perfezionamento, forum, meeting e congressi, ma anche sviluppare e mantenere un’attitudine alla ricerca personale e al confronto ed al dialogo con altre realtà imprenditoriali, mentori, ed esperti nel settore è fondamentale.
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L’apprendimento è un potentissimo antidoto contro la paura di fallire, perché aiuta a ridurre l’insicurezza aumentando le capacità del soggetto. È pur vero che un po’ di insicurezza sarà sempre e comunque presente, perché la vita reale è piena di incognite. Non si può pensare di avere sempre tutto sotto controllo, né tanto meno di prevedere il futuro. Proprio per questo, un costante apprendimento aiuterà ad essere sempre un passo più avanti, a poter sbirciare dietro l’angolo riducendo i dubbi e le incertezze.
Cercare supporto di esperti e consulenti
Per un imprenditore, specie in caso di start up, relazionarsi con mentori e con un network di professionisti nel suo campo di attività può rappresentare una vitale fonte di rassicurazione.
Il confronto con persone più esperte è fondamentale per sviluppare le attitudini all’apprendimento, al problem solving e all’auto-consapevolezza.
In particolare, forme di apprendimento sociale, grazie a chi ha già intrapreso un dato percorso imprenditoriale e ha più esperienza e competenza in materia, possono essere molto utili nel ridurre pensieri e sensi di negatività.
Spesso gli imprenditori alle prime armi trovano un importante aiuto in gruppi, network e organizzazioni locali, che offrono un supporto a chi ha meno esperienza. In questo modo, il soggetto impara che dubbi, incertezze e preoccupazioni sono sentimenti comuni, capisce quali siano gli aspetti a cui prestare maggiore attenzione e a come migliorare e risolvere punti deboli e criticità.
Lo studio di Harvard indica che la paura di fallire è universalmente diffusa, e che ha effetti sia negativi che positivi su motivazione, capacità decisionale, comportamento. Le cause della paura possono portare a situazioni di stress potenzialmente dannose per la salute, pertanto sviluppare le capacità necessarie a prevenire e a gestire la paura di fallire è non soltanto per un imprenditore, ma per chiunque, un imperativo fondamentale.
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Dal 2001 scrivo per siti internet e blog (passando per quelle che una volta erano le webzine, le community, ecc ecc). Lavoro in proprio come freelance e collaboro con diverse agenzie di comunicazione e ...
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